Il Castello di Farnetella fu costruito nell’ultimo decennio del 1800 su commissione di Giorgio Antonio Ferrari e del figlio Adolfo ed è un esempio significativo di architettura neogotica situato nel cuore del borgo di Farnetella.
Antonio Giorgio e Adolfo Ferrari
Antonio Giorgio Ferrari era un conte di discendenza asburgica proveniente da Livorno, che dopo aver partecipato nel 1849 alla Prima guerra d’indipendenza italiana combattendo nella battaglia di Curtatone e Montanara, iniziò un proficuo commercio con l’Egitto ottenendo onori e fortuna.
A metà del 1800 circa si trasferì a Farnetella (nell’attuale borgo Antonio Ferrari a lui dedicato) in una bella residenza risalente al 1500 (che pare sia stata un opificio) che aveva anche una cappella privata attigua raggiungibile attraverso una scalinata (l’attuale Chiesa della Compagnia di Santa Croce).
Agli inizi del 1900 il conte Ferrari, per realizzare una grande costruzione residenziale in Paese, propose alla Famiglia Battelli (Giovanni Battista Batelli) di lasciare libere le abitazioni dell’attuale oliviera fino al termine del borgo (le stanza attigue all’attuale castello) insieme ad alcuni terreni nella parte bassa della campagna del paese, in cambio della propria residenza. La porta comunicante con la cappella fu chiusa e la stessa fu donata al popolo di Farnetella per poter costituire una confraternita di Misericordia ad uso umanitario, in particolare per l’assistenza alle famiglie nel momento in cui ci fosse un defunto.
Con il tempo l’ex abitazione del Ferrari fu divisa tra i figli del Battelli ma in generale fu mantenuta la struttura originale.
In seguito alla morte di Antonio Giorgio Ferrari il popolo gli dedicò una via del paese e una lapide commemorativa nella Chiesa della Compagnia di Santa Croce.
Alla morte di Antonio, il progetto di questa grande costruzione residenziale fu portato avanti dal figlio Adolfo, che coltivava una grande passione per gli oggetti antichi. In particolare è famosa una sua collezione di monete romane di età repubblicana e imperiale purtroppo andata perduta.
Nel 1883, presso la località boschiva del Romitorio, dove in passato sorgeva una cappella, Adolfo fece realizzare una piccola costruzione in ricordo di Alessio, l’eremita che nel 1500 si era ritirato in preghiera nel bosco nei dintorni del paese. Inoltre, per provare il suo sostegno alla comunità locale, nel 1901 decise di contribuire economicamente con una donazione alla “Filarmonica Pietro Mascagni“.
Adolfo fu anche autore dei seguenti libri:
- Monografia Storica-Statutaria del Castello di Farnetella in Valdichiana con in appendice gli statuti del 1559 (150 copie, Rocca San Casciano, Stabilimento Tipogafico Cappelli, 1901)
- El movimiento comercial actual de la Republica Cubana. Noticia estatistica (Siena, Nuova Tipografia, 1902)
- Lo stato libero del Congo – Notizia storico statistica-commerciale (Siena, Nuova Tipografia, 1902)
- Monografia Storico Statutaria del Castello di Rigomagno (Rocca San Casciano, Stabilimento Tipogafico Cappelli, 1903)
- Iride, poesie
- Libro d’oro dei Cavalieri Italiani del S. Sepolcro con illustrazione storica delle loro famiglie in blasonario
Sulla Monografia di Rigomagno viene definito: Nobile Adolfo Ferrari Vice Console di Sua Maestà Cattolica il Re di Spagna.
La costruzione e i proprietari
L’edificio (di oltre 1700 m²) venne realizzato su un’area precedentemente occupata da case private appartenenti a vari abitanti del luogo, i quali furono trasferiti in altre abitazioni all’interno del borgo. Esistono testimonianze orali e scritte che documentano questo processo di ricollocazione, avvenuto fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e che coinvolse una dozzina di famiglie farnetellesi.
A dicembre 1889 iniziarono i lavori per realizzare una grande costruzione residenziale in stile di castello ad immagine e somiglianza di quelle di alcuni nobili famiglie di Siena, fornita di tutte le comodità moderne in un ambiente dal sapore nobilmente antico, per il soggiorno di ricchi nobili e benestanti.
I lavori di costruzione terminarono nel 1903 ma il progetto originale restò incompleto a causa dei problemi finanziari che colpirono il Ferrari; la struttura rimane comunque imponente e caratterizza l’interno borgo.
In seguito alla morte del Ferrari, la proprietà, che comprende anche vigneti e oliveti, fu acquisita dalla famiglia Besozzi, poi da una società di imprenditori e infine nel 1981 dalla famiglia Poggiali, armatori di Ravenna e proprietari anche dell’Azienda Agricola Felsina di Castelnuovo Berardenga (acquistata nel 1966 da Domenico Poggiali, fondatore di un’azienda che si occupava di legname e dell’azienda Transwood che diventerà poi Setramar SPA che si occupa inizialmente di trasporto di legname e in seguito di logistica merci al porto di Ravenna).
La tenuta di Farnetella ha una superficie di 432 ha di cui 56 coltivati a vigneto, situata a sud-est del Chianti Classico e a Nord di Montalcino, al confine con la zona di produzione del vino Nobile di Montepulciano. I vigneti e gli oliveti dell’azienda si trovano in prossimità del paese ad un’altitudine compresa tra 220 e 550 m sopra il livello del mare. I vigneti più rappresentativi, che meglio esprimono il carattere del territorio, si estendono su un altopiano ampio e ben esposto, oltrepassato il paese, ad un’altezza di 520-540 m. I terreni sono costituiti da arenarie stratiformi con argille mescolate a sedimenti marini ricchi di minerali, garanzia di buon grado di fertilità naturale. Si trovano vitigni di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Pinot Nero, Sauvignon Blanc e Chardonnay. I vini prodotti hanno l’etichetta ”Castello di Farnetella” (Poggio Granoni, Toscana Rosso Lucilla, Chianti Colli Senesi e Chianti Riserva). Fanno parte della tenuta i seguenti poderi nella campagna di Farnetella: Camporsi, Casanuova, Poderino, Giardino, La Spessa e Poggio Granoni.
Il Castello di Farnetella, pur essendo un progetto incompiuto, rappresenta un notevole esempio di architettura neogotica toscana, fortemente ispirata alle dimore nobiliari medievali. Le sue decorazioni, tanto esterne quanto interne, dimostrano una grande attenzione ai dettagli storici e artistici, creando una residenza monumentale che ha influenzato l’identità del borgo circostante. La fusione di elementi architettonici medievali con le comodità moderne, tipica del periodo, riflette il desiderio di Adolfo Ferrari di creare una dimora di prestigio che fosse al contempo funzionale e celebrativa del passato.
Architettura e dettagli esterni
Il castello si distingue per la sua struttura in mattoni rossi, con la parte inferiore rivestita in marmo fino al livello del portale d’ingresso. Le facciate ripropongono tipici elementi neogotici, come le finestre bifore e trifore ad arco acuto e le merlature guelfe che coronano la sommità dell’edificio, evocando le forme delle architetture medievali. Tra i dettagli più interessanti troviamo una serie di 22 stemmi araldici inseriti sotto gli archetti pensili nella parte posteriore dell’edificio. Questi stemmi appartengono a importanti famiglie nobiliari senesi, tra cui i Tolomei, i Piccolomini, i Gori e altre casate della regione. All’esterno, inoltre, sono presenti gli anelli incastonati nelle pareti per legare i cavalli, un dettaglio che richiama direttamente il periodo medievale e la tradizione senese. Sulle lunette degli archi ogivali delle facciate laterali si trovano gli stemmi del borgo di Farnetella e della città di Siena, rafforzando il legame storico e culturale tra il castello e la comunità locale.
Interno e decorazioni
All’interno del castello, gli ambienti riflettono lo stesso impegno decorativo visibile all’esterno. L’ingresso principale conduce a un ampio entrone in cui sulla sinistra si trova una cappella privata, mentre una monumentale scala in travertino con un passamano finemente decorato collega i due piani principali della residenza.
Salendo, il primo piano è quello dedicato alla servitù; qui, tra i vari ambienti, si trovano la cucina principale e la sala degli stemmi. Quest’ultima rappresenta una stanza di grande rilievo storico-artistico, poiché vi sono affrescati gli araldi di diverse famiglie nobili locali e stemmi di alcuni paesi nei pressi di Farnetella. Al centro del soffitto, entro una cornice mistilinea, è raffigurato Guido di Montfort a cavallo. Si tratta di un celebre condottiero inglese che, a metà del Duecento, entrò al servizio di Carlo I d’Angiò, quando fu Vicario in Toscana in sostituzione di Jean Britaud e qui sposò nel 1270 una nobildonna della contea della Maremma, Margherita Aldobrandeschi. Accanto a questa stanza si trova un corridoio con un’uscita secondaria che dà sul borgo dedicato a Ferrari.
Il piano superiore è dedicato alla nobiltà: qui la maggior parte delle sale presentano degli affreschi di gusto neogotico con scene che raccontano eventi significativi della storia del borgo o decorazioni geometriche e araldiche.
Un affresco di particolare rilievo raffigura il popolo di Farnetella che si reca da Deo di Guccio Tolomei nel 1324 per supplicarlo di non distruggere le loro case. I colori predominanti negli affreschi sono il blu, l’arancione, il rosso e l’avorio, che richiamano la tradizione pittorica toscana e donano una vibrante intensità alle scene rappresentate.
Nella stanza che precede la sala da pranzo è rappresentato sul pavimento lo stemma della famiglia Ferrari. Sul soffitto in legno, invece, sono intagliate due figure che sostengono una ghirlanda all’interno della quale è rappresentata una farnia policroma (albero della famiglia della quercia, ma a foglie più larghe, da cui deriva il toponimo Farnetella). Da questa stanza si accede tramite un ponte con ringhiera in ferro ad un ampio terrazzo che in passato era anche collegato con la villetta attigua della servitù. Inoltre una scalinata permette di raggiungere il giardino all’inglese che si estende nel bosco sottostante. Questo serviva ad unire i diversi corpi dell’edificio, a conferire continuità architettonica, ma anche ad offrire un collegamento ai villeggianti che vi soggiornavano. Un’ulteriore ponte in pietra sull’altro lato dello stabile univa il castello con le case della servitù.
La sala da pranzo, realizzata completamente in legno intagliato a partire dal 1906 dall’artista senese e scultore ligneo Giovanni Sammicheli è un vero capolavoro decorativo. Le pareti sono ricoperte da un elaborato apparato di girali vegetali e motivi faunistici ispirati alla fauna locale, con particolare enfasi sul tema della caccia e della selvaggina. Le decorazioni includono teste umane, teste di animali ed esseri fantastici, poste in ogni angolo della sala, che contribuiscono a creare un’atmosfera suggestiva e di grande effetto. L’artista, che lavorò per Adolfo Ferrari alcuni anni, realizzò per il paese anche il Gesù Morto (1908), una bellissima scultura lignea conservata nella Chiesa della Compagnia Santa Croce.
Il salone principale, uno degli spazi più imponenti, si affaccia sulla Valdichiana tramite una maestosa trifora gotica. Nelle giornate limpide, dal finestrone, si riconosce il monte Vettore dei monti Sibillini, il lago Trasimeno, Cortona, Castiglion Fiorentino e altri centri della valle. La stanza si presenta con un pavimento realizzato in cotto, materiale tradizionale toscano e con delle pareti decorate e affrescate. In particolare sul soffitto è presente l’affresco con lo stemma di Siena, caratterizzato dal tipico bicolore bianco-nero con al centro il simbolo della lupa senese mentre allatta Senio e Ascanio (i due fondatori della città). Come arredi, oltre a poltrone e divani, si trova un grande pianoforte a coda, simbolo di cultura e intrattenimento per gli ospiti della residenza, che sottolinea l’idea di un luogo progettato per eventi sociali e per il soggiorno di nobili villeggianti.
Dalle scale di servizio è possibile accedere al terzo piano che è però meno esteso e rimasto incompiuto. Procedendo, le scale conducono anche alla terrazza sul tetto, da dove si può ammirare il paese e la vallata circostante.
Il castello presenta diversi bagni con acqua corrente ed era riscaldato a legna: all’interno si trovano numerose caldaie in ghisa e in terracotta e focolari (uno nel salone principale e uno nella salone con lo stemma della Farnia).
Nel castello purtroppo non si sono conservati tutti gli arredi originali. Infatti alcuni complementi di
arredo e armature sono stati nel tempo venduti dagli ex proprietari per avere un ricavo economico. Nei sotterranei si trovano le cantine per il deposito del vino, mentre nelle stanze adiacenti al castello si trova anche l’antico frantoio con le macine in pietra.
Visite
Il castello e la sua villetta attigua sono di proprietà privata e non accessibili, purtroppo, al pubblico nonostante le richieste dei visitatori e degli abitanti.
Il castello è stato aperto al pubblico solamente in due occasioni: nel novembre 1996 per la presentazione di un “Quaderno Sinalunghese” dedicato a Farnetella (a cura di Andrea Fucelli, Ariano Guastaldi, Lucia Mazzetti – Edizioni Lui – Biblioteca Comunale di Sinalunga) e il 12 e 13 ottobre 2024 in occasione delle giornate FAI d’Autunno grazie all’impegno del Fondo Ambiente Italiano con il patrocinio del Comune di Sinalunga; oltre 1500 persone hanno vistato il castello atttraverso visite guidate
organizzate da studenti e volontari del FAI. INFO SULL’EVENTO >>
Alcune informazioni sulle proprietà della Famiglia Poggiali sono state riprese dal loro sito ufficiale dedicato all’azienda Castello di Farnetella. www.farnetella.com